La gestione dell’incidente che nessuno è pronto ad affrontare
Il termine “data breach” – o violazione dei dati personali – evoca scenari da hacker e grandi multinazionali. In realtà, le violazioni più frequenti avvengono ogni giorno nelle PMI, spesso per errori banali: un’email inviata al destinatario sbagliato, una chiavetta USB smarrita, un computer non protetto da password.
Il problema non è solo tecnico, ma organizzativo: la maggior parte delle aziende non sa cosa fare quando succede. Eppure, l’art. 33 del Regolamento (UE) 2016/679 (GDPR) è chiarissimo: in caso di violazione dei dati personali, il titolare del trattamento deve notificare il data breach al Garante entro 72 ore dal momento in cui ne è venuto a conoscenza.
Il vuoto organizzativo delle PMI
Pochissime PMI italiane hanno un protocollo interno per gestire le violazioni. Spesso manca una procedura di rilevazione dell’incidente, un registro interno dove documentare gli eventi, una catena di responsabilità chiara tra dipendenti, referenti IT e DPO, o una valutazione del rischio legata alla violazione.
Il risultato è un effetto domino: il tempo passa, la violazione si aggrava, i dati vengono diffusi ulteriormente, e l’azienda scopre troppo tardi di essere fuori norma — senza aver mai notificato nulla al Garante o agli interessati.
Cosa si intende per “data breach”
Il GDPR (art. 4, par. 12) definisce il data breach come una violazione di sicurezza che comporta – accidentalmente o in modo illecito – la distruzione, perdita, modifica, divulgazione non autorizzata o accesso ai dati personali trasmessi, conservati o comunque trattati.
| Tipo di violazione | Esempio | Rischio prevalente |
| Disponibilità | Perdita di dati per guasto o cancellazione accidentale | Interruzione dei servizi |
| Integrità | Alterazione o modifica non autorizzata dei dati | Dati falsati o inaffidabili |
| Riservatezza | Accesso o diffusione non autorizzata di dati | Violazione della privacy dell’interessato |
Le 72 ore che fanno la differenza
Il termine di 72 ore non è negoziabile. Il conteggio parte dal momento in cui il titolare ha conoscenza del fatto. In queste ore critiche, il titolare deve rilevare l’incidente, documentare la violazione, notificare il Garante, comunicare agli interessati se necessario e aggiornare il registro aziendale dei data breach.
Gli errori più comuni nelle PMI
– Negare o minimizzare l’incidente, sperando che passi inosservato.
– Non coinvolgere il DPO o farlo troppo tardi.
– Confondere il problema tecnico con quello legale.
– Non avere canali interni di segnalazione.
– Mancanza di formazione del personale.
Come strutturare un piano di gestione del data breach
Un piano efficace deve essere semplice ma concreto, adattato alla dimensione aziendale. Ecco i passi fondamentali:
| Fase | Azione chiave | Strumento operativo |
| Prevenzione | Identificare i trattamenti critici e formare il personale | Registro dei trattamenti e corsi di sensibilizzazione |
| Rilevazione | Stabilire come segnalare incidenti o anomalie | Modulo interno o helpdesk IT |
| Analisi | Valutare impatto e rischio per gli interessati | Modello di valutazione e supporto DPO |
| Notifica | Redigere la comunicazione per il Garante entro 72 ore | Template ufficiale del Garante Privacy |
| Comunicazione | Informare gli interessati, se necessario | Lettera/email conforme all’art. 34 GDPR |
| Revisione | Aggiornare misure e procedure | Report post-incidente e formazione correttiva |
Il ruolo del DPO e della formazione
Il Data Protection Officer (DPO) è la figura chiave nella gestione delle violazioni: coordina le attività di analisi, valuta la necessità di notifica e supporta il titolare nella comunicazione con il Garante. Tuttavia, anche dove presente, spesso viene coinvolto troppo tardi.
Serve una formazione continua dei dipendenti: saper riconoscere email sospette, evitare dispositivi personali non protetti e segnalare immediatamente ogni anomalia. Un data breach non è mai solo un incidente tecnico: è un fallimento del sistema organizzativo.
Cosa succede se non si notifica
Le conseguenze possono essere molto gravi: sanzioni fino a 10 milioni di euro o al 2% del fatturato annuo mondiale, perdita di fiducia, responsabilità civile e pubblicazione della violazione da parte del Garante.
La mancata gestione del data breach è un segnale di assenza di accountability: significa che l’azienda non è in grado di dimostrare di aver fatto tutto il possibile per tutelare i dati personali.
Conclusione: dall’emergenza alla prontezza
Gestire un data breach non è un esercizio teorico, ma un test di maturità aziendale. Ogni organizzazione deve saper rispondere rapidamente, documentare correttamente e comunicare con trasparenza. La differenza non la fa l’incidente, ma la capacità di reagire. Le 72 ore del GDPR sono la linea sottile tra l’errore e la negligenza.
